di Beatrice Silenzi

Siamo nel 1976. Martin Scorsese dirige “Taxi Driver”, un neo noir, un thriller psicologico, un’istantanea cruda e disturbante di New York City negli anni ’70.

Una caratterizzazione impeccabile dei personaggi, una narrazione potente, una visione unica.
Scorsese, maestro del Cinema, coglie l’essenza di una metropoli in decomposizione, mostrando la sua faccia più brutale e decadente.

La pellicola vince la Palma d’oro al Festival di Cannes e ottiene 4 nomination all’Oscar e nemmeno una statuetta dell’Academy, ma l’American Film Institute la posiziona al numero 52 tra i cento migliori 100 film del cinema americano, oltre ad essere selezionata per la conservazione nel National Film Registry della biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

La fotografia è cupa, realistica.
Ambientato a New York, durante una delle sue fasi più oscure, “Taxi Driver” è un film che esplora la solitudine, la violenza, la disintegrazione psicologica.
La città americana è sconvolta dallo sciopero dei netturbini, dalle proteste della polizia, dalla crisi di bilancio, mentre le strade sono sporche e pericolose.

Robert De Niro offre un’interpretazione magistrale nel ruolo di Travis Bickle, un anti-eroe, un personaggio complesso, disturbato e alienato, tassista solitario, ossessionato dal degrado sociale di una metropoli che appare come un inferno urbano, dove la violenza e la corruzione sono all’ordine del giorno.

Prima di interpretare la parte, De Niro, ancora sconosciuto, guida per mesi un taxi, arrivando a passare fino a 12 ore al giorno nell’auto e studia manuali sulle malattie mentali.

La scena, diventata cult in cui Travis parla da solo allo specchio, viene del tutto improvvisata da De Niro che, in seguito, ha rivato di essersi ispirato a Bruce Springsteen!
Durante un concerto, il cantante, sul palco, rispondeva “You talking to me?” (stai parlando a me?) al pubblico che gridava il suo nome e questa frase, è diventata un cult del Cinema e caratteristica dell’attore, al punto che lo sceneggiatore, Paul Schrader, ammetterà che “la cosa migliore del film, non l’ho scritta io”.

Altra curiosità. Al posto di De Niro, in prima battuta, Scorsese pensa a Dustin Hoffman che, tuttavia, rifiuta.
L’attore già celebre, non conosce il giovane regista che, senza sceneggitura, gli parla del progetto in modo concitato, tanto da sembrargli un pazzo.

Personaggio femminile è una giovanissima Jodie Foster (di soli 13 anni) nella parte della prostituta minorenne Iris – dall’opera di Pietro Mascagni – ruolo che doveva andare a Melanie Griffith.

La piccola Jodie – che per le scene più esplicite si fa sostituire dalla sorella maggiore Connie, di 8 anni più grande – durante le riprese, vien seguita da un’assistente sociale in modo da non subire danni psicologici.

Il film esce nelle sale l’8 febbraio 1976, consacrando la collaborazione tra Scorsese e De Niro, una delle coppie più prolifiche e acclamate nel panorama cinematografico, ancora oggi è da vedere.