di Beatrice Silenzi

Visionario, innovatore, vero genio musicale.

Miles Davis è stato un pioniere nella storia del jazz: la sua capacità di esplorare e creare nuovi linguaggi musicali ne ha ridefinito il panorama, portandolo ad essere riconosciuto come una delle figure più influenti e innovative del XX secolo.

Emerge nella scena musicale newyorkese negli anni ’40, suonando nella band di Billy Eckstine, partecipando a formazioni di alto livello come il celebre nonetto che ha contribuito a definire il cool jazz.

È in questo periodo che Davis inizia ad esplorare nuove possibilità armoniche e melodie più dolci, allontanandosi dal virtuosismo frenetico del bebop, proponendo una sobria raffinatezza (che lo contraddistingue) nel suo approccio musicale.

Punto di svolta nella sua carriera è rappresentato dall’album “Birth of the Cool”, registrato nel 1949, pubblicato nel 1957, caratterizzato da arrangiamenti sofisticati, più soft.

L’album ha un forte impatto sulla scena musicale, eppure Davis non si ferma e, in continua evoluzione, dal cool jazz si spinge oltre i confini del suo genere, fino ad abbracciare il free jazz.

Indaga così forme musicali più libere, si tuffa nell’improvvisazione, incorporando elementi di rock, funk e musica elettronica nelle sue composizioni, anticipando quel  movimento fusion che sarebbe emerso negli anni successivi.

La sua personalità, poi, è altrettanto affascinante.
Elevandosi dal semplice status di musicista, Davis riesce a diventare uno dei simboli del jazz.

Noto per il suo carisma, dato da una presenza oltremodo magnetica sul palco, Davis si veste alla moda, ma ha un atteggiamento ribelle. 

La sua eredità musicale è straordinaria: l’album “Kind of Blue” è considerato uno dei migliori dischi di jazz di tutti i tempi e lui ha l’occasione per dimostrare, una volta di più, che il suo è un linguaggio in continua evoluzione, capace di adattarsi e incorporare nuove influenze senza, per questo, perdere la sua essenza.