di Beatrice Silenzi

“Do Androids Dream Of Electric Sheep” (1968) è il romanzo di Philip K. Dick, scrittore americano di fantascienza, alla base di “Blade Runner” uno dei più importanti, dibattuti e amati film della storia del cinema.

“L’aria mattutina traboccante di granelli di polvere radioattivi, tanto grigi da oscurare il sole, era come se gli eruttasse tutt’intorno tormentandogli il naso con il suo cattivo odore; senza volerlo ispirò il fetore della morte”.
Queste le parole del romanzo. 
Cupo, apparentemente senza speranza in cui gli uomini sono dipinti come delle macchine che hanno dimenticato se stessi, immersi in un mondo post apocalittico e invivibile.

Chi può permetterselo emigra nelle “colonie extramondo”, come quella su Marte fortemente sponsorizzata dal governo degli Stati Uniti.
Altri sopravvivono in città spopolate, in palazzoni pieni di appartamenti vuoti.
Il libro è ambientato dopo l’Ultima guerra mondiale che ha trasformato la Terra in un pianeta agonizzante.

Nel 1982 il libro di Dick diventa un film a firma di Ridley Scott che, tra i suoi lavori è quello unanimemente riconosciuto come icona del cinema di fantascienza.

E già questo basterebbe a definire “Blade Runner”, pellicola intensa, oscura, distopica, vissuta in un futuro dove la pioggia è battente e l’atmosfera noir.  

Il futuro è lontano per il 1982.

Siamo nel 2019, l’umanità convive con i replicanti, androidi artificialmente creati per svolgere compiti pericolosi.

Il mood è lo stesso del libro, tra inquinamento e sovraffollamento.

La Terra è un luogo invivibile, quasi tutti gli animali e le piante sono sintetici ed è proibito uccidere quei pochi sopravvissuti.

Le città sono sempre avvolte dalla nebbia prodotta dall’inquinamento, che offusca il Sole e produce una pioggia continua.

Grattacieli e industrie sorgono accanto ai palazzi più antichi, ormai fatiscenti e adattati alle nuove tecnologie.

I replicanti sono androidi organici creati dalla società Tyrell Corporation con avanzate tecniche di ingegneria genetica.

Il protagonista Rick Deckard, chiamato Blade Runner (interpretato magistralmente da Harrison Ford) è un ex cacciatore di taglie, richiamato in servizio dal capitano Bryant per catturare o “ritirare” quattro replicanti ribelli sfuggiti al controllo.

Ridley Scott offre un’esperienza unica,  scenografie suggestive e una colonna sonora memorabile di Vangelis, che contribuisce a creare un mondo coinvolgente e inquietante.

Uno degli aspetti più affascinanti del film è la riflessione sulla natura umana, in ogni sfaccettatura. 

Rutger Hauer – nel ruolo di Roy Batty leader dei replicanti – scritturato da Scott senza averlo mai incontrato prima, ma basandosi solamente sulle sue performance in tre film di Paul Verhoeven è assolutamente perfetto. 
Lo stesso Dick al tempo delle riprese ne approvava la scelta, descrivendo l’attore olandese come il “perfetto Roy Batty. Freddo, ariano e senza difetti”.

Il trailer del film Blade Runner