1960. Tra i film di un nuovo decennio pronto a partire c’è “Tutti a casa” di Luigi Comencini, una pellicola sorprendente di dramma e ironia, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale in Italia.
La narrazione è coinvolgente, il cast eccezionale, guidato dalla straordinaria interpretazione di Alberto Sordi, protagonista del film.
La trama ruota attorno a un giovane tenente scapestrato che si trova coinvolto negli eventi tumultuosi dell’armistizio dell’8 settembre 1943.
La sua compagnia si disperde, mentre, con un piccolo gruppo di soldati, il protagonista intraprende un viaggio disperato per tornare a casa, nell’Agro pontino.
Lungo il cammino, ognuno di loro si trova ad affrontare numerose peripezie finché, ad un passo dalla meta, si ritrovano tutti all’improvviso arruolati forzatamente in un’organizzazione paramilitare nazista.
La tragica morte degli ultimi soldati rimasti li spinge a prendere coscienza della necessità di riprendere le armi per partecipare alle quattro giornate di Napoli.
Il tema della guerra con le sue conseguenze è, naturalmente, in primo piano con uno sguardo critico e profondo sulle vicende dell’Italia e Comencini, abile nelle commedie umoristiche, riesce a bilanciare magistralmente la leggerezza con la drammaticità della situazione, creando un’opera che tocca il cuore dello spettatore.
Sordi, uno dei migliori attori del cinema italiano, regala un’interpretazione straordinaria: la sua versatilità nel passare dalla comicità alla tragedia appare evidente nel film, mentre, accanto a lui, brillano tra gli altri Eduardo De Filippo e Nino Castelnuovo.
“Tutti a casa” rappresenta un’opera di grande valore, che affronta con sensibilità e intelligenza guerra, speranza, redenzione e scelte individuali e collettive che si compiono in momenti di crisi e conflitto.