Il teatro musicale è da sempre luogo di sperimentazione, in cui la musica si esprime anche attraverso l’ironia, la comicità e talvolta persino l’assurdità.
In questo contesto, Mauricio Kagel ha giocato un ruolo fondamentale, trasformando gli schemi dell’Opéra comique del Settecento, parodiando la tradizione e destabilizzando costantemente i parametri dell’ascolto con una graffiante espressività che si distingue dalla contemplazione associata all’esempio di John Cage.
In opere come “Staatstheater” del 1970, Kagel ha creato un universo in cui tutti i personaggi sono strumenti o oggetti sonori.
Una concezione rivoluzionaria che sconvolge le convenzioni tradizionali del teatro musicale, spingendo gli spettatori a riconsiderare il ruolo degli strumenti musicali come protagonisti sulla scena.
In “Kantrimiusik” del 1975, la musica assume una forza mimica e gestuale così potente da ridefinire completamente il suo rapporto con la scena.
Kagel esplora nuove chiavi interpretative, sfidando le convenzioni e aprendo nuovi orizzonti espressivi: le sue composizioni, infatti, si distinguono per disinibizione ed assenza di pregiudizi.
Il compositore non cerca di stabilire formule fisse da ripetere, ma sperimenta soluzioni che hanno come primo effetto quello di evidenziare una differenza rispetto a ciò che è già conosciuto.
Un approccio innovativo, dunque, che gli consente di creare opere uniche, per mettere in discussione le convenzioni tradizionali del teatro musicale, sfidando l’ascoltatore a riconsiderare il significato e le possibilità della musica.
Attraverso la sua musica carica di ironia e verve comica, Kagel riesce a suscitare reazioni vere nel pubblico.
Le sue opere sono un invito a riconsiderare la natura stessa della musica e a esplorare nuovi modi di percepire e interpretare il suono.
La sua audacia nel rompere gli schemi convenzionali del teatro musicale ha aperto la strada a un approccio più libero e sperimentale, consentendo l’emergere di una vasta gamma di nuove forme di espressione musicale.